La guerra dei sessi ovali in Spagna

Brendan Wallace ci segnala questa vicenda. A lui la palla

Il fatto di cui sto per raccontarvi è accaduto esattamente un mese fa, ma solo oggi se ne da ufficialmente notizia.
Sabato 7 maggio. La Coruña. Finale di Coppa Europa di rugby a XV femminile giocata in Galizia. Squadre in campo la Spagna, padrona di casa, contro l’Inghilterra “A”.
Partono gli inni e succede una cosa incredibile: le giocatrici spagnole tolgono la tuta ufficiale e sopra la maglia da gioco indossano orgogliosamente una t-shirt bianca dove è stampato questo messaggio: “Quando è troppo è troppo”. Rispetto e uguaglianza”, mentre in tribuna appare uno striscione con la scritta “SOS Women’s Rugby”. Al presidente della Federazione spagnola, il galiziano Alfonso Mandado, viene più o meno un colpo. Rimane impassibile seduto sul palco, ma a detta di chi c’era la sua faccia è tutta un programma. Esplosione di urla e applausi tra i sostenitori delle spagnole accorsi allo stadio. A causa del boato, l’inno inglese è appena udibile. Viene addirittura chiesto di suonarlo di nuovo per rispetto alle britanniche. Come se non fosse stato abbastanza, alla conclusione della gara (3-5 per l’Inghilterra), le giocatrici spagnole si sono radunate sotto il palco ed hanno mostrato al presidente un altro striscione: “Basta! Per le ragazze 19 giorni di raduno all’anno, per i ragazzi 60. Perché? Soldi per tutti “. Inoltre, alcune giocatrici si sono rifiutate di stringere la mano a Mandado alla consegna delle medaglie.

Un mese dopo (oggi ndr.) le vicecampionesse d’Europa a XV, e attuali campionesse d’Europa a VII, sono state informate da parte della Federazione che questo atto di ribellione esigente “rispetto e uguaglianza” comporterà pesanti sanzioni per tutte le giocatrici presenti in lista alla finale di La Coruna. Un membro dell’istituzione FIRA, il Board del rugby europeo, era presente alla partita ed ha fatto un rapporto chiedendo alla FER sanzioni per ciò che è accaduto. Sanzioni che per le giocatrici vanno da un mese ad un anno di squalifica e $ 300 di multa ciascuna. La FIRA inoltre si riserva il diritto di penalizzare la Spagna squalificandola dalle prossime competizioni europeei. Tutte, tranne il capitano, Isabel Rodriguez, assente nella finale per squalifica, sono già state punite dalla FER con un mese e un giorno di squalifica.

Qualcosa che potrebbe essere integrato dalle dimissioni del manager e allenatore e dell’espulsione dalla FIRA per un anno. Europa a rischio per le iberiche. Se la sanzione FIRA di un anno di squalifica per la Spagna sarà approvata le campionesse d’Europa non potranno giocarsi le qualificazioni per la Coppa del Mondo che dà anche il biglietto per i Giochi Olimpici dove le “leonesse” sono considerate da tutti in lizza per il podio.

Intanto a sostegno delle proprie ragioni le ragazze hanno inviato alla FER un documento dove vengono riportate tutte quelle che a parer loro sono le discriminizioni che hanno subito rispetto alle selezioni maschili, di cui sotto riportiamo alcuni esempi:

RADUNI
1) Le ragazze hanno avuto la possibilità di allenarsi insieme durante l’anno per 19 giorni, nei quali hanno preparato due test match ufficiali, la Coppa Europa a XV e tutta l’attività del Seven.
I ragazzi solo per preparare le partite del 6 Nazioni B hanno avuto a disposizione 60 giorni.

2) Per il test match contro l’Inghilterra “A” giocato a Londra il 20 marzo, le ragazze hanno dovuto partire in aereo la mattina stessa, giocare e ripartire subito dopo la partita, senza nemmeno avere la possibilità di un giorno per allenarsi assieme.

LOGISTICA
1) La FER non ha nemmeno fornito il medico e l’ambulanza per il test match interno contro la Scozia

2) Per la partita contro l’Inghilterra “A” a Londra la FER non ha fornito nessun materiale medico ne fisioterapico, addirittura le borse dei medicinali (con tutto il materiale) sono state fornite dalla Federazione Inglese alla quale, chiaramente, non è stato rimborsato niente.

3) Al Torneo di Roma, a 7 lo staff tecnico per le ragazze era composto da quattro persone. Al Seven di Edimburgo, per i ragazzi, era composto da sette persone.

SOLDI
1) Con i soldi che nel bilancio totale della FER figurano come finanziamento per l’attività femminile, quest’anno è stata finanziata l’attività della Spagna “A”, la seconda squadra maschile.

Credo che i dati si commentino da soli e credo in Spagna come in tutti gli altri paesi il riconoscimento dell’uguaglianza tra rugby maschile e femminile sia ancora piuttosto lontano. Ammiro le giocatrici spagnole, hanno avuto davvero coraggio a mostrare quello che in tante parti d’Europa si pensa, ma alla luce delle carenze di organizzazione e di fondi della Spagna (paese leader nel movimento ovale femminile in Europa), siamo sicuri che in Italia le cose vadano così male?

1 commento su “La guerra dei sessi ovali in Spagna”

  1. CHE RABBIA! Cioè, le spagnole sono molto più forti dei colleghi maschietti e vengono trattate a pesci in faccia? Posto che meriterebbero un trattamento almeno dignitoso anche se non fossero più brave, la storia delle sanzioni è davvero ridicola. Grottesca.

    Che beffa. E che rabbia! Un grande supportone alle signore iberiche!

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